Dopo ricusazioni, auto-ricusazioni" e continui rinvii è stata dichiarata fallita la "società di fatto""

E’ stata una settimana calda e ricca di notizie quella che ha visto protagonista, ancora una volta, la Deiulemar. E’ giunta la tanto attesa sentenza: è stata riconosciuta ed è fallita anche la società di f atto. Ma con il nuovo fallimento nasce il rebus ammissioni al passivo. Alla fine la decisione l’ha presa il collegio presieduto dal giudice Di Lorenzo con i magistrati Elefante e Vitaliano: hanno riconosciuto, e di conseguenza esteso, il fallimento anche alla “società di fatto”. I giudici della sezione Fallimentare del Tribunale di Torre Annunziata hanno accolto l’istanza della Procura oplontina. Infatti, secondo la Procura le tre famiglie (Lembo-Della Gatta-Iuliano), oltre ad esser soci di società regolarmente costituite (vedi Compagnia, Shipping ed altre), avrebbero formato una “società di fatto” composta dagli stessi armatori e in qualità di soci imprenditori facevano capo a tutti i beni. Con tale decisione si è dichiarato il fallimento delle nove persone fisiche: il defunto Capitano, Michele Iuliano, sua moglie Maria Luigia Lembo e la figlia Giovanna; Micaela, Angelo, Pasquale della Gatta e la loro madre Lucia Boccia; Giuseppe Lembo, unico fondatore ancora in vita, e suo figlio Leonardo. Una sentenza forte, questa, che impone agli armatori di mettere in gioco anche i loro beni personali.
Questa sentenza, pronunciata con forte ritardo, sembrava che non volesse mai arrivare a causa di continui rinvii. Infatti, a febbraio scorso gli avvocati delle tre famiglie armatoriali (Lembo-Della Gatta-Iuliano) hanno presentato, presso la sezione fallimentare, un’istanza nella quale accusavano il giudice Massimo Palescandolo di essere troppo vicino agli obbligazionisti. Tale richiesta ha prodotto i suoi effetti: la ricusazione del giudice e il conseguente slittamento dell’udienza nella quale si sarebbe dovuto stabilire se estendere l’attuale fallimento alla presunta “società di fatto” composta dai nove armatori. Dopo un ping-pong di ricusazioni e auto-ricusazioni l’istanza degli armatori viene respinta, il giudice Palescandolo ritorna al suo posto, proprio nell’udienza del 30 aprile scorso doveva emettere l’atteso verdetto. Ma dopo più di un ora di discussione in aula con gli avvocati della controparte, il collegio giudicante si è riservato di pronunciarsi in merito all’esistenza o meno della “società di fatto”. Tutto rimandato.
Ma comunque per chi segue la vicenda Deiulemar ormai e abbastanza abituato alle sorprese. Inoltre, proprio nell’udienza del 30 aprile si apprende che i legali d egli armatori formulano davanti al giudice Palescandolo un concordato “Bis”: la somma messa a disposizione è di 170milioni di euro, a condizione che per chi accetta non deve costituirsi parte civile al processo. Tale azione, se accettata dai creditori, dovrebbe evitare agli armatori una doppia condanna. La proposta, di conseguenza, è stata p resentata direttamente alla curatela fallimentare e al comitato dei creditori. Ma il giudice Massimo Palescandolo "per motivi di opportunità” si “auto-ricusa” e viene sostituito dal giudice Di Stefano che ne presiede il collegio, quest’ultimo, il 10 maggio scorso, riconosce ed e stende il fallimento alla società di fatto.
Ma nasce il rebus delle ammissioni al passivo. Alcuni professionisti s tanno studiando il caso e, con loro, noi de La Torre ci stiamo ponendo delle domande. In merito al fallimento, ad oggi, risultano esserci due sentenze e due procedimenti, di conseguenza, le società fallite sono due: Compagnia di Navigazione Spa e la “società di fatto”; pertanto, ci si chiede: per quest’ultima società fallita bisogna fare l’ammissione al passivo? Ovviamente, chi si è insediato nel primo fallimento non può farlo per il secondo, perché non si può presentare lo stesso titolo in due procedimenti diversi. Ma un’altra ipotesi prende sempre più piede, quella della unificazione dei due procedimenti, e ci si chiede: i possessori di titoli che si insinueranno nell’ultima società dichiarata fallita, quella “di fatto”, rispetto agli altri saranno considerati creditori privilegiati? A supporto di ciò che abbiamo scritto e delle nostre perplessità, lo studio legale Rizzo & Associati sta studiando il caso insieme ad altri professionisti e tal proposito i legali affermano che: “in ordine alla vicenda Deiulemar, alla luce della nuova sentenza riguardante il fallimento della società di fatto, si è instaurato un confronto tra noi legali atto a verificare gli sviluppi e le ricadute giuridiche della stessa, rispetto alla precedente della sentenza di fallimento” . Un bel rompicapo, a breve sapremo quale sarà la soluzione.
Antonio Civitillo

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 22 maggio 2013