La commedia sta riscuotendo un ottimo successo di pubblico, offrendo divertimento puro, pur se punteggiato da momenti di riflessione sui grandi problemi esistenziali di sempre.
Oltre la ormai collaudata bravura del cast, il motivo del successo è, probabilmente, da ricercare in due elementi fondamentali su cui l’autore ha puntato : 1) il rifarsi agli stilemi della comicità partenopea , nel solco di geni come Totò ed Eduardo; 2) attualizzare gli stessi con ritmi moderni e con richiami a temi tuttora molto sentiti, quali il distacco dalla famiglia d’origine, alla ricerca di una propria identità e dignità personali.
La vicenda è immaginata in una Napoli del secondo dopoguerra, periodo in cui non si sono spenti gli echi dei disagi causati dal conflitto mondiale. Protagonisti Assunta (una straordinaria Teresa Di Rosa), esuberante portinaia , e suo marito Agostino ( Antonello Aprea), entrambi dediti ad enormi sacrifici, pur di mantenere agli studi , in un prestigioso college newyorchése, la loro unica figlia Mary.
Ma la vita degli umili portinai verrà sconvolta da un annuncio a sorpresa : Mary, che si è ufficialmente fidanzata, intende riabbracciare i genitori, presentando loro il futuro sposo.
Qui si scatena un vero e proprio turbinìo di eventi e di personaggi. E qui scatta anche una comicità a cui difficilmente si resiste, grazie all’efficacia interpretativa degli attori ( andrebbero citati tutti, ma tra gli altri ricordiamo Davide Arcimboldo, Enza e Gelsomina Ascione, Pasquale Cataletti, Susy Di Giacomo, Veronica Ammendola, Alda Maccarrone, Cristina Raia, Alda Orsino, Salvatore Pagano, Anna Albuzzi, Raffaele Garofalo, ed una acclamata “new entry” per la compagnia, anche se non certo per il teatro, Antonio Quartuccio).
A campeggiare su tutti, naturalmente, Teresa Di Rosa ed Antonello Aprea, tanto protagonisti di schermaglie e battibecchi in scena quanto affiatati nell’arte e nella vita.
Da menzionare l’apprezzabile allestimento scenico, i costumi e i momenti musicali, piacevoli interludi nel recitato.
Marika Galloro