Chi non ricorda l’esilarante lettera scritta alla malafemmina da Toto è Peppino? Se non la ricordi o non hai mai visto l’esilarante siparietto tra i due comici è arrivato il momento di farlo.
La lettera contiene, volutamente, errori grammaticali che hanno un forte effetto comico, ma al di la degli errori il testo contiene alcune “perle” linguistiche.
Per esempio nel dire “addirvi” Totò chiede a Peppino che “a dirvi” si scriva tutto attaccato. Altri errori si comprendono dalle controscene tra Totò e Peppino, dove il primo giustifica le sue scelte lessicali al compagno: l’uso del punto e dei due punti e quindi del punto e punto-e-virgola per non essere tacciati di tirchieria.
Altro esempio l’utilizzo del verbo “avreta” invece di “avrete” perché il destinatario è al femminile.
Le altre chicche trovatele leggendo attentamente il testo. Buona lettura

La trascrizione della lettera alla malafemmina:
“(Totò si avvicina allo scrittoio per iniziare la dettatura e invita a gesti il fratello ad affrettarsi a sedersi per scrivere la lettera)
T: Giovanotto…carta, calamaio e penna, su, avanti scriviamo!… Ah… Dunque, hai scritto?
P: (Si siede e si asciuga il sudore) Eh, un momento, no?!
T: E comincia, su!
P: (Infastidito per la fretta che gli sta dando Totò) Carta, calamaio e penna… ‘a carta…
T: Ooooo! Oooo! (spazientito, inizia la dettatura) Signorina… signorina…
P: (Girandosi a guardare) Dove sta?
T: Chi?
P: La signorina!
T: Quale signorina!?
P: Hai detto signorina?
T: È entrata la signorina?
P: E che ne so! (Girandosi verso la porta) Avanti!
T: Animale! Signorina, è l’intestazione autonoma, della lettera (riprende)… Oh! Signorina…
(Peppino cambia foglio)
T: Non era buona quella signorina lì?… Signorina, veniamo, veniamo noi con questa mia addirvi…
(riflette se la frase è corretta; se ne convince e conferma) veniamo noi con questa mia addirvi.
P: A dirvi
T: Addirvi. Una parola! (con la mano indica a Peppino che addirvi è una parola sola) Addirvi! Una parola!
P: (non capisce) A dirvi una parola

T: Che…
P: Che!
T: Che!
P: Che?
T: Che!
P: Uno…quanti?
T: Che?
P: Uno che?
T : Uno che!
P:. Che.
T: Che! Scusate se sono poche.
P: Che…
T: Che, scusate se sono poche, ma settecentomila lire, punto e virgola, noi, noi ci fanno specie che quest’anno, una parola, quest’anno, c’è stato una grande moria delle vacche, come voi ben sapete! Punto! Due punti!! Ma si, fai vedere che abbondiamo. Abbondandis in abbondandum. Questa moneta servono, questa moneta servono, questa moneta servono acché voi vi consolate. Aho, scrivi presto!
P: Con l’insalata.
T: Che voi vi consolate!
P: Ah! Col… avevo capito con l’insalata.
T: (infastidito) Voi vi consolat… non mi far perdere il filo, che ce l’ho tutta qui!
P: Avevo capito con l’insalata.
T: Dai dispiacere, dai dispiacere che avreta… che avreta… che avreta (riflette sulla correttezza della parola) e già, è femmina, femminile, che avreta perché… (guarda Peppino interrogativamente) perché?
P: Non so!
T: Che è “non so”?
P: Perché che cosa? (Interrompendo la scrittura)
T: Perché che?? Ooooh!
P: Perché qua!
T: Perché!
P: Ah, perché qua!
T: Dai dispiaceri che avreta perché…
P: Perché qua!
T: E’ aggettivo qualificativo, no?!
P: Beh, io scrivo…
T: Perché dovete lasciare nostro nipote, che gli zii che siamo noi, medesimo di persona; (Peppino si asciuga il sudore…) ma che stai facendo una faticata, s’asciuga il sudore?…
P: Eh…
T: Che siamo noi medesimo di persona, vi mandano questo (alzando il pacchetto con le mani)
P: Questo…
T: Perché il giovanotto è studente che studia, che si deve prendere una laura…
P: Laura…
T: Laura. Che deve tenere la testa al solito posto, cioè…
P: Cioè…
T: Sul collo. Punto, punto e virgola, punto e un punto e virgola.
P: Troppa roba!
T: Saluta… Lascia fare! Che dicono che noi siamo provinciali, siamo tirati.
P: Ma è troppo!
T: Salutandovi indistintamente… salutandovi indistintamente… sbrigati! Salutandovi indistintamente, i fratelli Caponi che siamo noi… questa, apri una parente, apri una parente e dici che siamo noi, i fratelli Caponi.
P: Caponi.
T: Hai aperto la parente? Chiudila!
P: Ecco fatto.
T: Vuoi aggiungere qualcosa?
P: Ma, beh, eh…
T: Va beh.
P: Senza nulla a pretendere, non c’è, non c’è bisogno….
T: In data odierna.
P: Beh, ma vabbè, quello poi si capisce.
T: Vabbè si capisce.”