Eccezionale esperimento agli Scavi archeologici

Pompei – Sabato 15 alla 10 e 30 un’antica tintoria di tessuti è tornata a rivivere. Attiva ed operante, come venti secoli fa, dentro gli Scavi archeologici di Pompei. La magia della fissazione dei colori alle fibre tessile è stata replicate sotto gli occhi della gente. La tecnica è la stessa che si applicava intorno al primo secolo dopo cristo nel centro vesuviano ed in tutto l’impero romano. E’ ancora operante in vaste aree primitive dell’Africa e dell’Asia. L’esperimento è stato iniziativa del Centro studi Jean Berard, che ha ricostruito dentro alle mura di un’antica fabbrica alcune caldaie romane sul modello di quelle originali, ancora intatte, dentro alcune tintorie dell’antica Pompei. L’esperimento si è svolto con successo sotto gli occhi stupefatti dei turisti ed i flash dei fotografi delle maggiori agenzie di stampa, venuti ad immortalare il singolare evento. Sotto le caldaie, rivestite all’interno di piombo (la plastica delle antiche civiltà) è stato acceso un fuoco. Nell’acqua bollente mescolata con allume, coloranti vegetali (derivati da piante) sono state “cotte” le fibre tessili. E’ stato un esperimento che viene alla luce dopo anni di ricerche. Alle conoscenze di natura storica ed archeologica sono state applicate tecniche operanti presso comunità primitive. E’ certo e documentato che l’allume (materiale d’origine vulcanica) Pompei lo importava dalle isole Eolie. Sono state, infatti, scavate in prossimità delle tintorie anfore con residui di allume targate Lipari. Le fibre tessili che erano utilizzate a Pompei erano il lino, la lana ma anche la fibra di ginestra (prodotte sul posto). Si producevano a caldo i colori gialli e rosso mentre il blu si aveva per fermentazione in una vasca a parte. Una volta generati i colori base gli altri si ricavavano mescolandoli in dosi appropriate. La dimostrazione pratica di ieri negli Scavi archeologici a parte l’effetto spettacolare (che ha la sua importanza) ha avuto lo scopo di verificare sul campo le congetture e le ricostruzioni storiche degli studiosi delle tecniche tintoriali. L’esperimento é l’evento di chiusura del III Simposio “Purpureae Vestes” dell’Istituto francese Grenoble, dedicato ai tessuti e alle tinture del Mediterraneo Antico. Artefici l’ Università di València, la Federico II di Napoli ed i Centri Camille Jullian e Jean Bérard. La città di Pompei prima della sua distruzione era un importante centro di produzione di tessuti e di lavorazione della pelle. Oltre trenta officine (molte sul retro delle ville) erano destinate alla lavorazione dei prodotti d’abbigliamento. La maggior parte delle fabbriche erano site nel centro commerciale della città, in prossimità del foro. Le tintorie pompeiane erano, per l’epoca di alto livello tecnico. Utilizzavano processi evoluti i quali comportavano l’uso di tinture vegetali associate a mordenti (soluzioni fissanti) di origine minerale.
Sabrina Cardone