Cultura

(a) Torre del Greco – Non tutti sanno che Ponza e Ventotene sono "colonie torresi". Nel VI secolo sul’isola di Ventotene, proprietà della Chiesa di Roma, sorsero vari monasteri sottoposti all’autorità del rettore della Campania; con l’affievolirsi del potere bizantino subentrò il dominio degli ipati e dei duchi di Gaeta. Dopo la breve signoria dei Carafa, dal 1541 l’arcipelago divenne feudo dei Farnese sino al 1731, allorché per via ereditaria pervenne a Carlo III di Borbone e fu incorporato al Regno di Napoli. Iniziarono allora massicci programmi di colonizzazione, dapprima con prigionieri prelevati da vari luoghi di pena, poi con famiglie di pescatori di Gaeta, Resina e Torre del Greco a cui furono concesse nuove abitazioni e mezzi di lavoro in cambio di un modesto canone annuo. La gente che ora abita Ponza vi arrivò nel ‘700 da Ischia e Torre del Greco. Drammatiche vicende legate alla insicurezza delle acque avevano infatti spopolata quest’isola da tempo, precisamente dal XV secolo. Abitata già dai Fenici, poi dai Greci, divenne nel 313 a.C. colonia romana e successivamente dimora preferita dagli imperatori. Centro commerciale nel Medioevo, fu più volte assalita dai corsari, con la conseguente fuga degli abitanti. Durante il regime fascista divenne, come la vicina Ventotene, luogo di confino per gli oppositori del regime. Ecco alcuni dei cognomi delle famiglie torresi colonizzatrici: Accardo, Ajello Balzano, Bosco, Bossa, De Majo, Frulio, Lancella, Nocerino, Manzo, Romano, Ruggiero, Sorrentino, Sportello, Vitello. Povera gente che oraggiosamente ha lasciato la terra di origine per iniziare una nuova vita in isole non certo facili, in cui il vento e il mare a volte rubavano la fatica degli uomini. Fiduciosi e caparbi hanno creduto in esse e l´hanno amate. Non ne avevano la consapevolezza, ma il loro sogno li aveva già resi vincitori. Per la nuove colonie stabilitasi sulle isole furono organizzate la vita amministrativa, militare, sanitaria, sociale e religiosa, costituendo commissioni e deputazioni. Dopo circa venti anni questa organizzazione, voluta dai Borboni, funzionava a pieno regime. I coloni possedevano i loro terreni in enfiteusi, che potevano anche essere trasmessI agli eredi, e pagavano annualmente un canone di 10 ducati. Gli odori, i sapori, le atmosfere di questo mondo antico ancora oggi sopravvivono al travolgente processo di globalizzazione e queste isole ancora conservano gli usi, i costumi ed il dialetto di chi le ha fondate.
M.C.Izzo
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 14 aprile 2010