L’editoriale

A quasi due anni dall’ insediamento (impoltronamento?) della Giunta Borriello, si impone una prima valutazione del suo operato, prima che la città sia trascinata nuovamente nelle passioni politiche scatenate dalle incombenti consultazioni elettorali (provinciali, europee e forse referendum).
Innanzitutto una constatazione: come il suo modello, il “Piccolo Cesare” di Arcore, il nostro è sulla scena politica in posizioni di rilievo da oltre quindici anni. E come il suo modello, sia pure senza la sua… invidiabile collezione di avvisi di garanzia (per sua e nostra fortuna), ha dimostrato fiuto, intelligenza politica, spregiudicatezza, capacità di impegno e passione per il lavoro.
Ed è stato anche molto fortunato, il che non guasta: dopo un lungo periodo di instabilità politica, la continuità amministrativa è stata avvertita come un valore in sé, e molti dei suoi risultati migliori (o meglio quelli spacciati come suoi) sono stati avviati a altri enti: la pedonalizzazione di via S. Noto è stata avviata dall’Ente Parco del Vesuvio, il parco pubblico nei pressi di “Lasalle” è stata realizzata con precedenti fondi provinciali, tanto per fare egli esempi.
E’ indubbiamente un politico abile, e finanche opportunista, visto che per restare a galla ha dovuto cambiare, come dicevamo, sette partiti in quindici anni: DC, Programma Italia, Forza Italia, Udeur, Italia dei valori, Lista Borriello, PDL. E’ comunque riuscito sempre a compattare la sua maggioranza nei momenti critici, ed a stabilire buoni rapporti con l’opposizione, mai come in questi due ultimi anni così “tenera”. Ed in Giunta si è circondato di personalità, per una ragione o per l’altra, politicamente sfumate, si è liberato con eleganza di alleati scomodi o ingombranti, in modo da avere mano libera per i propri progetti, talvolta dando sfogo al nepotismo più sfrenato
Certo sulla sua nomina pesa come un macigno la vicenda di Salvatore Antifono, quel ricorso presentato e ritirato un paio di volte senza che neanche la magistratura sia riuscita ad appurare con precisione perché, un vero e proprio peccato originale.
Ma da allora, il dottor onorevole Borriello si è mosso come un rullo compressore, sfidando o infischiandosene anche dei poteri forti della città. E forse qualche volta avrebbe fatto bene a pensare un po’ di più, prima di agire. La Zona a Traffico Limitato e la pedonalizzazione di via S. Noto, ad esempio, avrebbero richiesto un radicale ripensamento della mobilità urbana (nuove strade esterne di scorrimento) e provvedimenti specifici per le zone interessate (parcheggi, scale mobili e nastri trasportatori, ovvero mini-bus di collegamento a trazione elettrica).
Insomma, non sarebbe male se il nostro Sindaco, nel suo oramai celebre motto (“detto fatto”) inserisse anche un terzo momento (“pensato, detto, fatto”).
Anche perché, coinvolto dalla crisi economica mondiale e dalle insensatezze della politica nazionale nostrana, si è recentemente dovuto trovare ad adottare provvedimenti decisamente impopolari (abolizione della festa dei 4 altari, e – soprattutto – aumento esponenziale della TARSU e “Tassa sui morti”), che ben difficilmente il popolo elettore dimenticherà.
Invece, oggi più che mai, il dottor onorevole Borriello sembra prigioniero di un castello mentale fatto di equilibri politici, rapporti di forza fra partiti, giochi di potere e simili, che sembra promettere davvero poco di buono per la città…
Giuseppe Della Monica