Nei giorni scorsi si è parlato molto della condanna in sede penale che ha interessato il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Come spesso avviene in casi del genere, l’opinione pubblica si è divisa, t ra coloro che, in Giustizia-Toghe

virtù di detta sentenza, hanno criticato il sindaco della città partenopea e quelli che, anche alla luce della possibilit à di un riforma in sede di appello della sentenza di primo grado, hanno espresso, invece, solidarietà nei confronti di de Magistris. L’assoluta ignoranza, da parte nostra, degli atti riguardanti il processo che vede il sindaco di Napoli nelle vesti di imputato ci consiglia di non esprimere giudizi di merito in relazione alla vicenda che ha portato al provvedimento di condanna; ciò non toglie, tuttavia, che una valutazione circa l’opportunità delle dichiarazioni di de Magistris all’esito della condanna può e, a nostro avviso, deve, essere operata. Ci ha lasciato alquanto perplessi, infatti, la critica che il sindaco di Napoli ha mosso nei confronti dei magistrati, ‘rei’ di averlo condannato. Da un uomo che rappresenta le istituzioni, e per di più magistrato anch’egli, ci si deve attendere, infatti, una reazione ben diversa rispetto ad un provvedimento giudiziario che p ure getta un’ombra sulla correttezza dei suoi comportamenti. Le sentenze, anche quando esprimono giudizi di colpevolezza in ordine alla commissione di reati, vanno comunque rispettate. Non è pensabile, allora, rilasciare dichiarazioni che screditino i giudici che hanno emesso sentenza, a meno che non si voglia correre il rischio di alimentare nell’opinione pubblica un senso di sfiducia nei c onfronti della magistratura e, quindi, nei confronti dello Stato. E’ legittimo, ben inteso, criticare un provvedimento che non si condivide, ma sempre nel rispetto del ruolo rivestito da chi svolge il delicatissimo compito di giudicare della responsabilità penale di un individuo.
Alessandro e Giovanni Gentile