AVVOCATI DEL DIAVOLO

E’ di alcuni giorni fa la notizia che a Venezia un processo pendente innanzi alla Corte d’Appello è stato rinviato poiché il relativo fascicolo era stato mangiato dai topi. Per chi non ha dimestichezza con gli ambienti giudiziari la cosa può sembrare incredibile; ma chi, come gli scriventi, opera nel settore giustizia non si sorprende nel venire a conoscenza di un fatto che, per quanto assurdo possa sembrare, riguarda la quotidianità dei palazzi di giustizia. Strutture fatiscenti, personale insufficiente, sono elementi che, combinati con l’enorme mole di lavoro da smaltire, rendono l’amministrazione della giustizia un vero e proprio disservizio, di cui i cittadini non possono fare altro che lamentarsi. Spesso e volentieri sentiamo dire da chi ci governa che se la giustizia non funziona è colpa dei magistrati, i quali lavorerebbero poco e male. Simili affermazioni rivelano, in realtà, la totale ignoranza dei problemi che affliggono (da troppo tempo, purtroppo) la giustizia italiana, che di tutto avrebbe bisogno fuorché di coloro che ritengono di poter spiegare ogni cosa con la poca voglia di lavorare dei dipendenti pubblici. Sono, forse, stati dei magistrati o dei cancellieri a mangiare un fascicolo che giaceva, assieme a chissà quanti altri, in una sporca stanza della Corte d’Appello di Venezia?! Di chi è la colpa se i luoghi deputati alla custodia dei fascicoli processuali sono frequentati, oltre che da magistrati, cancellieri e avvocati, anche da ‘graziosi’ roditori? Casi del genere possono essere scongiurati solo investendo risorse adeguate nell’amministrazione della giustizia; ciò vuol dire, essenzialmente, che occorre dare più soldi al settore, garantendo, in tal modo, anche un organico adeguato, nel numero e non solo, alla quantità di procedimenti che pendono innanzi ai vari uffici giudiziari. Cosa dire, poi, del processo telematico? Sarà sicuramente una cosa positiva, ma a che pro annunciarlo se poi non ci sono le risorse (il discorso è sempre lo stesso!) per farlo partire?
Alessandro e Giovanni Gentile
 
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 9 novembre 2011