GLI AVVOCATI DEL DIAVOLO

"Omicidio del consenziente": è questa l’incriminazione tuttora gravante sul medico che ha aiutato a morire Piergiorgio Welby, per il quale il pubblico ministero titolare dell’indagine aveva avanzato richiesta di archiviazione, rigettata, però, dal giudice per le indagini preliminari, che ha disposto l’imputazione coatta. La vicenda di Welby, con i suoi prevedibili risvolti giudiziari, continua, dunque, ad offrire spunti di riflessione, che investono, ora, l’aspetto più strettamente giuridico del caso in esame, ma anche, almeno per chi scrive, il delicato tema del rapporto tra diritto e morale. Sarà compito dei giudici stabilire se il comportamento del medico, il quale, ricordiamo, è stato ritenuto immune da sanzioni a livello disciplinare, abbia integrato il reato di cui all’art.579 c.p. (Welby è stato sottratto ad una forma di accanimento terapeutico?); tuttavia, quand’anche il procedimento penale si dovesse concludere con l’affermazione di responsabilità del medico, potrà conseguirne un giudizio di riprovazione morale della condotta in questione? Per qualcuno, forse, l’operato del medico, sottoposto a giudizio etico, deve ritenersi comunque censurabile; da parte nostra, invece, reputiamo che un simile comportamento rappresenti senz’altro la scelta giusta. Il caso in esame, allora, testimonia una volta di più non solo i piani separati che caratterizzano diritto e morale, il primo a regolare semplicemente la pacifica convivenza tra individui, ma anche la necessità che il giudizio etico, con l’opinabilità che lo caratterizza, ceda il passo, ai fini dell’applicazione della sanzione da parte dello Stato, all’accertamento, nel caso concreto, della sussistenza di tutti gli elementi che consentono di far risalire una determinata condotta al fatto tipico. La certezza del diritto è un bene di fondamentale importanza, dal quale non può prescindersi per regolare i rapporti tra individui, anche quando (potenzialmente, il caso del medico che ha assistito Welby) l’applicazione concreta della norma può dar luogo ad esiti discutibili sul piano etico.
Giovanni e Alessandro Gentile