Gli avvocati del diavolo

Passate le vacanze estive, si riapre l’agenda politica e si torna a discutere dei tanti problemi che affliggono il nostro Paese: dal caro – vita all’emergenza sicurezza, dalla stagnazione economica alla difficile situazione in cui versa la scuola italiana. Recentemente, poi, il Ministro della Giustizia Alfano ha riportato l’attenzione su di un altro vecchio problema, sul quale abbiamo spesso intrattenuto i nostri lettori: il sovraffollamento delle carceri. Tutti ricorderanno che, nella scorsa legislatura, con una maggioranza c.d. "trasversale", il Parlamento approvò la legge sull’indulto, che tante polemiche alimentò, ma che ebbe l’indubbio effetto di tamponare una situazione divenuta ormai insostenibile, se consideriamo che le carceri italiane, a fronte di una capienza per poco più di quarantamila persone, ‘accoglievano’ più di sessantamila detenuti. Un nuovo atto di clemenza appare, però, improponibile, poiché risulterebbe estremamente impopolare; occorre, dunque, intraprendere nuove strade. Le soluzioni prospettate in questi giorni dal Ministro Alfano sono essenzialmente due: detenzione domiciliare con applicazione del braccialetto elettronico ed espulsione degli stranieri condannati. A proposito del braccialetto elettronico, qualcuno ricorderà che, alcuni anni or sono, fu avviata in Italia la sperimentazione di tale dispositivo, la quale, però, non ebbe seguito poiché si constatò che l’apparecchio in questione non offriva sufficienti garanzie contro possibili evasioni da parte dei detenuti. Il nuovo braccialetto, invece, mutuato dall’esperienza della vicina Francia, dove l’applicazione dello stesso pare abbia prodotto ottimi risultati, con una percentuale di evasioni pari a zero, dovrebbe dare sufficienti rassicurazioni circa il rispetto della misura detentiva da parte del soggetto cui venisse applicato detto dispositivo. Una soluzione del genere, qualora offra le dovute garanzie, appare senz’altro auspicabile, in quanto lontana dall’ottica carceraria come prospettiva unica per chi commette reato; ci auguriamo, dunque, che incontrerà il favore delle varie forze politiche nel momento in cui queste saranno chiamate a dare il loro parere sulla proposta in questione.
Giovanni e Alessandro Gentile
Articolo già pubblicato sul numero cartaceo Anno CIII n° 14 – mercoledì 17 settembre 2008