IL CONSUMATORRE

E’ stata tanto pubblicizzata, soprattutto dai politici che l’hanno approvata, eppure la Class Action, che entrerà in vigore il prossimo trenta giugno, appare già inadeguata al nostro ordinamento. Se stessi parlando di un prodotto, oserei dire che ci troviamo al cospetto di un vero e proprio caso di "pubblicità ingannevole". Tanti, Infatti, sono gli interrogativi che non danno risposte soddisfacenti ma, soprattutto, questa legge, così come approvata, non sembra svolgere le funzioni per le quali è stata voluta: riequilibrare la posizione di debolezza del consumatore ogni qualvolta egli patisce una lesione di un diritto di scarso valore economico. Infatti, per poche decine di euro il cittadino rinunzia a difendersi e si limita, forse, alla sterile protesta, senza andare oltre perché ritiene, giustamente, antieconomico adire l’autorità giudiziaria. La legge riconosce la legittimazione a qualunque associazione, anche fondate ad hoc, e persino a qualsiasi comitato di cittadini, con il rischio serio di vedere nascere una serie infinita di azioni temerarie e pretestuose. Non si comprende, poi, anzi si comprende benissimo, perché l’azione potrà essere esercitata unicamente nei confronti delle imprese commerciali e non anche della Pubblica Amministrazione o, addirittura, dei singoli amministratori che, spesso, tanti danni procurano al cittadino (rifiuti docet). Fortemente criticabile appare anche l’ambito di operatività della legge. Essa, infatti, non si estende a tutti i contratti ma solo a quelli stipulati in forma scritta e negoziati su moduli prestampati. Per altri versi, poi, con questa legge, pare sia stato fatto un passo indietro rispetto al recente codice del Consumo. La class action, infatti, prevede quale foro competente, a differenza del predetto testo, il tribunale del luogo in cui ha sede l’impresa. Insomma, è appena nata e già si pensa alle modifiche da apportare. Una di queste, sicuramente, dovrà inserire il cd "danno punitivo", ovvero l’introduzione di un risarcimento commisurato al fatturato dell’azienda. Sarà in grado il nuovo Governo di dare a questa legge la giusta valenza? Lo speriamo fortemente, senza alcuna preferenza per il colore politico. Del resto, le associazioni dei consumatori l’hanno sempre sostenuto: "non ci interessa il colore del gatto, purchè prenda il topo".
Antonio Cardella – Pres. Unione Naz. consumatori TdG