Sommese-Casillo-contro-Maresca

E’ sotto gli occhi di tutti i cittadini della fascia costiera vesuviana che il Maresca si regge ormai sul lavoro eccellente dei medici e dei sanitari che nella struttura ci lavorano quotidianamente affrontando mille difficoltà.

Ed, allo stesso modo, è sotto gli occhi di tutti che la carente situazione del nosocomio di via Montedoro oggi crea complicazioni a non finire. Eppure stiamo parlando di un ospedale che, soprattutto anni addietro, ha salvato e curato innumerevoli vite umane.

La domanda che sorge nella mente di tutti è sempre la stessa: perché si è arrivati a tanto?
E, soprattutto, la domanda che si pongono i più riflessivi è una ed unica: chi ha determinato questa odissea dalle sorti più che incerte? Analizzando i fatti, è inutile dire che la classe dirigenziale politica ha la sua bella fetta di responsabilità.



E non solo da oggi: la classe politica, a tutti i livelli, ha voluto e determinato il depotenziamento dell’ospedale corallino. Infatti è chiaro che le sorti del Maresca sono state decise nelle stanze dei bottoni, nonostante alcuni politici paventino numerosi “testacoda”.

Il giornale La Torre ha, più volte, criticato l’operato di quegli esponenti dei partiti che hanno preferito gli interessi personali a quelli della collettività. Così come ha più volte puntato il dito contro quei responsabili che hanno affossato il nosocomio di Torre del Greco.

Tra questi politici spiccano i nomi di Pasquale Sommese e di Mario Casillo (figlio di Franco), entrambi in quota al Partito Democratico.
E, con loro due, di riflesso, anche tutti quei politici che ancora oggi li invitano ai convegni politici, li sostengono e, se occorre, gli fanno anche un applauso.
Tra questi: Clelia Gorga, Luigi Mennella, Carlo Ceglia, Loredana Raia ed altri ancora.
Questi ultimi, infatti, complici di dare loro importanza.

Del resto, alcuni politici locali da una lato si sbilanciano con frasi battagliere in difesa dell’ospedale mentre dall’altro vanno a braccetto con chi ha fatto di tutto per porre la parola fine sulla struttura di via Montedoro, sostenendo perfino alle elezioni scorse i due veri protagonisti della morte dell’ospedale.
E, infine, per non dimenticare quelli che hanno avvantaggiato le strutture private a danno dell’unica struttura pubblica presente sul territorio: anche questo è un affare economico che gioca con la salute di coloro che non possono permettersi cure e visite private a pagamento.
E tutto questo è accaduto ed accade ancora sotto gli occhi degli stessi cittadini che, all’occorrenza, scendono in piazza per la difesa di un diritto primario come quello della sanità pubblica, già martoriata fortemente a livello nazionale.

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 28 settembre 2016