Alle urne in primavera, ma l’autunno di fuoco è già iniziato tra complotti, inciuci e mal di pancia

La corsa per le prossime amministrative non è ancora ufficialmente iniziata, ma trattative, manovre ed inciuci nello scacchiere politico torrese sono già avanti. Talmente avviati che c’è chi giura su un Partito Democratico pronto a dare il suo nome ufficiale entro il fine settimana, e chi è invece pronto a scommettere sulla diaspora nel Partito delle Libertà, con più di un ‘colonnello’ sul punto di scaricare Ciro Borriello. È proprio sul sindaco uscente che si gioca tutta la partita, con una sua ricandidatura che farebbe davvero saltare il banco tra gli alleati – soprattutto tra chi ha il proprio elettorato nella già vessata periferia di Santa Maria La Bruna e Leopardi – e aprire a nuovi e sorprendenti scenari. Dopo numerosi tentennamenti e ripetute dichiarazioni di chiusura (o meglio, dichiarazioni di facciata) le ultime indiscrezioni vorrebbero l’ex deputato pronto a rituffarsi in campagna elettorale per puntare alla poltrona più alta di Palazzo Baronale. Una prospettiva che potrebbe innescare una fuga dal Pdl con i ‘frondisti’ (Michele Polese e Francesco Mirabella su tutti) pronti a costituire la sezione torrese di ‘Futuro e Libertà’. C’è attenzione anche sulle scelte dell’ambizioso Giovanni Palomba, che scalpita da tempo per una candidatura alla guida del centro destra a Torre e che potrebbe dar man forte ai ‘finiani’.
Acque agitate anche nel centro sinistra, con il Partito Democratico che potrebbe ‘pescare’ nell’area moderata. Non convince Luigi Mennella – l’ex Margherita seppur appoggiato da ambienti professionali ed imprenditoriali è da troppo fuori dal giro – ma più in generale i democrat pagano l’assenza di un nome forte ed autorevole. Così si spiega l’abboccamento con l’opposizione di centro, con Massimo Meo ‘membro permanente’ dei tavoli del centro sinistra e fortemente in ascesa: un chiaro segnale che indicherebbe la piena convergenza sul nome del giovane avvocato. Ridotte le chance per l’ex primo cittadino Valerio Ciavolino, nome poco gradito ai democratici nonostante i contatti frequenti.
Un quadro nebuloso e che potrebbe risentire di quanto succede a Roma, con tempi e legge elettorale ancora da definire per le prossime elezioni politiche.
Nino Aromino
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 12 ottobre 2011