Pensieri liberi. Epicuro, pensatore greco vissuto nel terzo secolo avanti Cristo, fu il fondatore di una filosofia (edonismo) che poneva nel “piacere”, inteso come assenza di dolore e di turbamenti, il fine dell’uomo. E’ a questa particolare accezione del piacere che bisogna tendere. Secondo il suo ragionamento, si poteva persino ‘esorcizzare’ quello che tutti gli uomini, nessuno escluso, temono di più: il terrore della morte! “Fino a quando ci sono io” – affermava il filosofo che fondò ad Atene la sua scuola – “non c’è la morte, e quando verrà lei sarò io a non esserci più!” Perciò, come possiamo temere questa ‘macabra signora’ che, nell’arco della nostra esistenza, non avremo mai occasione d’incontrare? Sottile, l’argomentazione del teorico del piacere, non c’è che dire…

Ma perché vi sto parlando di Epicuro e della sua filosofia? Presto detto: nonostante le rassicurazioni del nostro filosofo, confesso d’avere, oltre al terrore per la morte, una serie infinita di paure. Temo per la vecchiaia che avanza, inesorabile, vado in paranoia se solo mi ‘sfiora’ una malattia, sono preoccupatissimo per il destino del Mondo; in particolare, non mi fa dormire la notte il pensiero delle innumerevoli incognite che il futuro riserva ai miei amatissimi ‘discendenti’, e mi fermo qui nell’elenco. Tra tutte le fobie che ho tralasciato di menzionare, in primo piano, c’è quella per la guerra! Per fortuna, non ho vissuto ‘direttamente’ questa terribile esperienza. Quando ho messo piede (e tutto il resto) in questa “valle di lacrime” il secondo, terribile conflitto mondiale, s’era appena concluso… Io e la guerra non ci siamo mai incontrati e, sempre secondo i dettami di Epicuro, per questo, non dovrei in nessun modo temerla. Purtroppo, non è così. Al solo sentir nominare la parola “guerra” avverto lunghi brividi freddi percorrere la mia schiena…

Questa ‘brutta bestia’, la conosco, c’è la cinematografia a mantenerla presente alla mia mente, con le migliaia di pellicole che sono dedicate a questo tema; ci sono i documentari, i filmati dell’epoca, i libri di storia, nei quali mi sono ‘immerso’ sin da ragazzo con passione ed instancabile voglia di sapere… Ma soprattutto, purtroppo, la ‘bestia’ è ancora viva e continua, imperterrita, a mietere le sue vittime. Rimuoviamo (eccezionale, questo ‘meccanismo’ a cui frequentemente ricorriamo per ‘difenderci’ da ciò che vorremmo non esistesse!) il problema, facciamo finta di dimenticarlo, la coscienza, così, si tacita; attualmente, vi sono decine di conflitti che flagellano il nostro martoriato Pianeta, ma sono ‘guerre lontane’, non ci riguardano direttamente e, soprattutto, contano niente sul piano economico…



Buona parte di quei poveri sventurati che chiedono di essere ospitati in Europa (non entro nel merito delle ultime polemiche relative a chi tocca di meno e a chi tocca di più ‘prenderli in carico’) provengono proprio da quei Paesi devastati, materialmente e psicologicamente, dal “Mostro-Guerra”! I ‘migranti’ affrontano viaggi allucinanti, che spesso si concludono tragicamente… Altro che crociere, per ripetere l’infelice espressione (vogliamo considerarlo, per essere buoni, un “lapsus freudiano”?) che il neo-ministro Salvini s’è lasciata scappare! Che questo problema debba essere affrontato in maniera diversa rispetto alle attuali modalità d’accoglienza, è un discorso che mi trova assolutamente d’accordo… Però, non si può ‘scherzare col fuoco’, fare della inopportuna ironia sulle sofferenze umane…

Ecco, l’aver menzionato Salvini m’offre lo spunto per affrontare un altro problema che lo stesso leader leghista ha posto, in questi giorni, all’attenzione dell’ opinione pubblica: il possibile ritorno alla leva militare obbligatoria (riavanti marsch!). Non ho difficoltà ad ammetterlo, io sono un utopista, sogno un Mondo nel quale le guerre siano soltanto un triste ricordo; auspico un vivere civile che risolva le controversie che possono sorgere tra gli Stati con le ‘armi’ della diplomazia, del dialogo, della comprensione e del rispetto reciproci. Per questo, sostengo fermamente lo scioglimento di tutti gli eserciti, la cancellazione della parola “guerra” da tutti i vocabolari! Però, voglio cercare di capire… Salvini non è uno sprovveduto… Per quale motivo ha in mente di riproporre il servizio militare di leva? E’ ancora in “campagna elettorale”? Deve ‘rispondere’ a delle precise richieste avanzate prima delle elezioni dai suoi sostenitori e mantenere fede alle promesse fatte?
Crede veramente, il leader della lega, che abbia un senso, oggi, costringere migliaia di giovani alle ‘marce forzate’, ad apprendere come si esegue correttamente il “dietro-front”, “l’attenti”, il “riposo” eccetera? Può, razionalmente, pensare che ‘giocare’ con fucili ed altre armi anacronistiche, che costituiscono in gran parte la dotazione del nostro esercito, possa risultare di qualche utilità, malauguratamente ce ne fosse la necessità? Salvini, mi ripeto, non è uno sciocco… E allora, probabilmente, il Matteo che, negli ultimi tempi, la sta facendo da padrone sullo scenario politico nazionale, è convinto che il servizio di leva serva per fornire ai giovani, ideali, valori, di cui la società civile sta perdendo le tracce.
Se così fosse, vorrei semplicemente ricordargli che per l’educazione dei giovani, per la trasmissione di valori e di comportamenti corretti, esistono già, dalla notte dei tempi, degli organismi preposti a questo importantissimo compito: la famiglia e la scuola, anzitutto, (attenzione, non la ‘buona scuola’ proposta e mai realizzata da un altro “Matteo”!) anche se questi ‘capisaldi sociali’ sono investiti attualmente da profonde crisi. E allora, piuttosto che impiegare ingenti risorse economiche e mezzi per ricostituire un esercito che a poco servirebbe, mi permetto di suggerire al ministro interventi a sostegno proprio dei nuclei familiari (in primis, lavoro dignitoso per tutti!) e della istituzione scolastica (anche qui, indico una priorità: l’adeguata formazione dei docenti!).
Infine, per quanto concerne un possibile obbligo dei giovani – per un periodo da stabilire – ad un “servizio per lo Stato”, credo che risulterebbe più proficuo prepararli per interventi a carattere sociale e civile, (per la verità, attualmente, non mancano, però non sono mai troppi!) a favore degli anziani, dei ‘diversamente abili’, in caso di calamità naturali o per altre emergenze (per esempio, sanitarie) che dovessero presentarsi, anche in ambito internazionale. MI sembra che questa proposta, concreta e non aleatoria, sia facilmente attuabile e sicuramente più utile sul piano delle competenze (altro che “un, due, tre, e avanti marsch”!) che i giovani acquisirebbero per ‘spendere’ a vantaggio della collettività per il previsto periodo di obbligo e, successivamente, anche sul mercato del lavoro.
Ernesto Pucciarelli