Delphine Delamare, opera teatrale liberamente ispirata a Madame Bovary, scritta e diretta dalla drammaturga esordiente Maria Porzio, non è passata inosservata agli occhi del pubblico, a circa un mese dalla prima, tenutasi al teatro San Francesco di Scafati, abbiamo intervistato l’autrice per tirare le somme di questa esperienza:
Perché proporre Flaubert nel 2017?
L’idea di riproporre il grande romanzo di Flaubert nasce in primo luogo dal desiderio di affrontare in riscrittura teatrale uno di quelli che noi solitamente chiamiamo ‘classici’, Fatta eccezione per una piccola fetta di lettori si tende a fuggire dai temibili classici, da qui, la necessità di una loro rivalutazione. ‘’Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.’’ Madame Bovary piangeva della superficialità dei giudizi, che d’una donna innamorata dell’amore e dei libri, degli uomini più che di sé stessa, avevano fatto una banale prostituta da vendere al piccolo schermo.
Quanto dobbiamo aspettarci di Flaubert e quanto di Maria Porzio, ovvero, quanto c’è di filologico e quanto c’è di innovativo?
Delphine Delamare è un’opera che può vantare un’abbondanza di genitori e autori: Delphine Delamare, che con la sua vita ha creato il personaggio; Flaubert, che ha delineato la trama essenziale; io, che con tutto l’impegno che richiede una sfida di questa portata ho costruito la sceneggiatura. Lo spettacolo si presenta come una riscrittura, non una semplice trasposizione teatrale del romanzo. Si libera dal nome di Madame Bovary che compare soltanto in prima ed ultima istanza, per andare a raccontare la storia di chi ispirò l’autore a scrivere il romanzo. La distanza dal romanzo ovviamente non è segnata soltanto dal nome della nostra protagonista e molte sono le modifiche riguardo la trama e i personaggi.
Che riscontro ti aspetti dal pubblico partenopeo?
Il teatro, così come il cinema, la televisione, l’editoria, offre una gamma di generi molto ampia che riflette una domanda altrettanto ampia. C’è chi ama i telefilm gialli, chi i romanzi d’amore, chi accetta soltanto i film in bianco e nero, chi a teatro guarda soltanto le opere di De Filippo, abbasso Ibsen, viva Masterchef. Siamo consapevoli che molte persone preferiranno al vedere noi, sorridere con Scarpetta, de Maio, ma siamo anche consapevoli che ci saranno persone che potrebbero aver voglia di darci una possibiltà. Non è importante convincere, è importante non deludere.
Domanda classica: progetti futuri?
Il nostro obbietivo primario, per ora, è quello di continuare a portare Delphine Delamare nei teatri campani, per poi andare al di fuori dei confini della regione. Sappiamo che è uno spettacolo che merita ancora di andare in scena, che merita di essere vista, che non ha ancora finito di dire quello che ha da dire.
Per cocncludere quindi non si può che dire un caloroso “bravo” non solo alla autrice, ma anche agli attori che, questo testo, l’hanno reso vivo, vale dunque la pena citarli uno ad uno: Tonya Porzio, Vincenzo Carotenuto, Giorgio Ascione, Giuseppe Piro, Danilo Voccia, Salvatore Balzano, Alfonso Carotenuto, Sarah Briuolo, Erika Frattaruolo, Ilenia Briuolo. Non possiamo che aspettarci il meglio da questa allegra combriccola.
Fabio Cirillo