Penso che la specie umana sia l’unica a non vivere in pace con la natura""

Non ci sono pratiche artistiche più dominanti delle altre. Eppure alcune riescono a raccontare altri rapporti tra arte e vita. Ne parliamo con Luciano Di Rosa, 35enne artista visivo e realizzatore di ‘installazioni site specific’ all’aperto e in natura.

Il rapporto con la natura è qualcosa che ritorna sempre.
Sì, e penso che la specie umana è l’unica a non vivere in pace con la natura. L’uomo vive di artifici e crede di poter gestire artificialmente anche la natura, tale concezione purtroppo riflette il primato dell’economia nella società.
Credi ci sia qualcosa che sta cambiando?
Un artista racconta il tempo in cui viviamo, racconta di un cambiamento che oggi va verso la frammentazione del potere grazie alla diffusione dei media. Ma, se da un lato c’è maggiore partecipazione popolare, dall’altro il potere innalza nuove barricate verso le proposte che partono dal basso. Un’artista deve seguire e raccontare l’onda del cambiamento.
Come ripensare l’arte in questa fase di mutamento?
I veri protagonisti dell’arte sono collezionisti e galleristi, mentre musei, gallerie e grosse mostre rimangono gli unici spazi di interazione. Più che ripensare l’arte andrebbero riviste le sue forme di fruizione. L’arte pubblica è condivisa, partecipata e raggiunge le persone.
Un’esperienza in tal senso?
Si parlava di ‘democrazia’ e realizzai una serie di manichini a testa in giù lungo il corso di un fiume in Bretagna che, a mia insaputa, era tristemente noto perché diverse persone vi si erano suicidate. La mia opera fu letta come una provocazione dagli abitanti del posto, spaventava al punto tale che mi fu chiesto di rimuoverla. Nacque un dibattito, e in quel momento capii che involontariamente avevo abbattuto un tabù. L’arte deve provocare.
Sei legatissimo a Torre: cosa è in grado di produrre artisticamente?
Torre del Greco esprime artisti di buon livello, ma che non creano e non dispongono di spazi. Gli spazi nessuno te li regala, è per questo interessante il discorso del PAT (Polo Artistico Torrese) che tende ad aggregare artisti, a richiedere spazi – tra cui un Teatro Stabile – e a costruire opportunità. È un discorso coerente con le tendenze politiche attuali che spingono verso l’autorganizzazione.
Un lavoro piuttosto difficile in una città abulica..
Provo a partecipare il più attivamente al ‘Comitato Pro Maresca’, un gruppo di persone estremamente eterogeneo dal punto di vista sociale e politico ma che prova ad affrontare orizzontalmente i problemi della sanità. E questo è un fatto estremamente positivo in una città storicamente apatica come Torre del Greco.
Nino Aromino
 
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