Il Convento dei Padri Francescani Osservanti, detto degli Zoccolanti, fondato da frate Domenico Della Torre, nel 1578, fu costruito sulla parte alta di un promontorio posto all’estremità occidentale nel quartiere di Capo la Torre (qui vi era la porta della città) ed è la più importante testimonianza architettonica del tardo Convento-degli-Zoccolanti

rinascimento della città di Torre del Greco. La sua centralità rappresenta una singolare qualità nell’ambito del tessuto edilizio di Torre del Greco e si configura come un’isola autonoma ed unitaria e, per le sue caratteristiche storiche ed architettoniche, rappresenta una risorsa significativa per la città e l’intera area vesuviana. L’edificio fu realizzato secondo i principi ispiratrici della vita dei frati francescani improntati sulla semplicità e sulla povertà; il Chiostro quadrato organizzato intorno allo spazio porticato e con al centro un pozzo in pietra lavica, era circondato dai locali destinati a sala capitolare, cucina, refettorio e servizi al piano terra; le celle dei monaci, invece, al primo livello. Nella seconda metà del ‘700, il Convento divenne un importante centro di studi letterari, filosofici e di teologia morale; un secolo dopo, quando i frati lasciarono la struttura, fu trasformato prima in educandato poi in asilo d’infanzia.
L’intervento a cui si aspira è, di fatto, molto ambizioso e complesso in quanto mira al totale recupero del complesso conventuale, attraverso il restauro, il consolidamento strutturale e l’adeguamento funzionale, per una sua nuova destinazione artistica|culturale, la riqualificazione dei suoi spazi esterni con l’obiettivo di migliorare la qualità, il benessere psicofisico e percettivo dei suoi fruitori futuri e la realizzazione della struttura interrata (parcheggio a raso al primo livello e box auto, secondo la Legge Tognoli 122/89, per gli altri due) per rispondere ad una necessità impellente della comunità e liberare la città da un numero spropositato di veicoli in strada contribuendo a ridurre i livelli di stress per la domanda di sosta e quelli dell’inquinamento atmosferico da sempre molto alti. Un lavoro ad ampio respiro che investe la storia della città, il suo patrimonio architettonico, un “pezzo” di paesaggio rigenerato, una struttura ingegneristica (prefabbricata) di notevole forza e capienza, una nuova spinta all’economia locale; un nutrimento per la società civile torrese. L’idea, una bellissima utopia allora, è nata oltre dieci anni fa (2002) e portata avanti, avendo ricevuto il consenso della Congregazione delle Suore dell’Addolorata e della Santa Croce (proprietarie del complesso monastico) con costanza, passione, determinazione, testardaggine da due stimati professionisti (l’avvocato Giovanni Merlino e l’ingegnere Antonio Magliulo) impegnati, da sempre, sul loro amato territorio e spinti dal forte legame con le proprie radici. Cittadini liberi che sognavano e sognano un futuro diverso per la città; un futuro fatto di rilancio, di riscatto, di turismo, di qualità, di amore e di cultura. Il percorso è stato ed è, tutt’ora, impegnativo e sicuramente non privo di ostacoli, di contrattempi, di pause, di burocrazia per la necessità di ricominciare e/o integrare; la concomitanza con periodi non floridi (a livello nazionale ma soprattutto locale per la tristemente disastrosa vicenda degli armatori) hanno, poi, esasperato momenti, situazioni e condizioni. Lo stato dei lavori avanza ed attualmente l’impresa ha già realizzato un lotto della struttura interrata (dalle fondazioni al riempimento con terreno in copertura) ed ha montato la parte centrale del prefabbricato. La fine della prima parte di quest’opera di così alto valore e profilo (la costruzione del parcheggio) si avvicina, con la speranza che l’ingegnere, andato via troppo presto, ci sia continuamente accanto nello spirito e che possa sorridere con orgoglio per l’impresa, finalmente, raggiunta.
Cristina MagliuloIl Convento dei Padri Francescani Osservanti, detto degli Zoccolanti, fondato da frate Domenico Della Torre, nel 1578, fu costruito sulla parte alta di un promontorio posto all’estremità occidentale nel quartiere di Capo la Torre (qui vi era la porta della città) ed è la più importante testimonianza architettonica del tardo rinascimento della città di Torre del Greco. La sua centralità rappresenta una singolare qualità nell’ambito del tessuto edilizio di Torre del Greco e si configura come un’isola autonoma ed unitaria e, per le sue caratteristiche storiche ed architettoniche, rappresenta una risorsa significativa per la città e l’intera area vesuviana. L’edificio fu realizzato secondo i principi ispiratrici della vita dei frati francescani improntati sulla semplicità e sulla povertà; il Chiostro quadrato organizzato intorno allo spazio porticato e con al centro un pozzo in pietra lavica, era circondato dai locali destinati a sala capitolare, cucina, refettorio e servizi al piano terra; le celle dei monaci, invece, al primo livello. Nella seconda metà del ‘700, il Convento divenne un importante centro di studi letterari, filosofici e di teologia morale; un secolo dopo, quando i frati lasciarono la struttura, fu trasformato prima in educandato poi in asilo d’infanzia.
L’intervento a cui si aspira è, di fatto, molto ambizioso e complesso in quanto mira al totale recupero del complesso conventuale, attraverso il restauro, il consolidamento strutturale e l’adeguamento funzionale, per una sua nuova destinazione artistica|culturale, la riqualificazione dei suoi spazi esterni con l’obiettivo di migliorare la qualità, il benessere psicofisico e percettivo dei suoi fruitori futuri e la realizzazione della struttura interrata (parcheggio a raso al primo livello e box auto, secondo la Legge Tognoli 122/89, per gli altri due) per rispondere ad una necessità impellente della comunità e liberare la città da un numero spropositato di veicoli in strada contribuendo a ridurre i livelli di stress per la domanda di sosta e quelli dell’inquinamento atmosferico da sempre molto alti. Un lavoro ad ampio respiro che investe la storia della città, il suo patrimonio architettonico, un “pezzo” di paesaggio rigenerato, una struttura ingegneristica (prefabbricata) di notevole forza e capienza, una nuova spinta all’economia locale; un nutrimento per la società civile torrese. L’idea, una bellissima utopia allora, è nata oltre dieci anni fa (2002) e portata avanti, avendo ricevuto il consenso della Congregazione delle Suore dell’Addolorata e della Santa Croce (proprietarie del complesso monastico) con costanza, passione, determinazione, testardaggine da due stimati professionisti (l’avvocato Giovanni Merlino e l’ingegnere Antonio Magliulo) impegnati, da sempre, sul loro amato territorio e spinti dal forte legame con le proprie radici. Cittadini liberi che sognavano e sognano un futuro diverso per la città; un futuro fatto di rilancio, di riscatto, di turismo, di qualità, di amore e di cultura. Il percorso è stato ed è, tutt’ora, impegnativo e sicuramente non privo di ostacoli, di contrattempi, di pause, di burocrazia per la necessità di ricominciare e/o integrare; la concomitanza con periodi non floridi (a livello nazionale ma soprattutto locale per la tristemente disastrosa vicenda degli armatori) hanno, poi, esasperato momenti, situazioni e condizioni. Lo stato dei lavori avanza ed attualmente l’impresa ha già realizzato un lotto della struttura interrata (dalle fondazioni al riempimento con terreno in copertura) ed ha montato la parte centrale del prefabbricato. La fine della prima parte di quest’opera di così alto valore e profilo (la costruzione del parcheggio) si avvicina, con la speranza che l’ingegnere, andato via troppo presto, ci sia continuamente accanto nello spirito e che possa sorridere con orgoglio per l’impresa, finalmente, raggiunta.
Cristina Magliulo

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 11 febbraio 2014