Nell’ultimo libro di Giuseppe Della Monica un corteo" di vite davvero variegato"

(a) Torre del Greco – Il titolo è “Donna Cuncé e la sua corte”, e possiamo affermare che qui, in più di 130 pagine, in 27 racconti e 3 “saggi” , questo corteo si presenta alquanto variegato. Si potrebbe definire un concerto di vite, dove Giuseppe Della Monica si è divertito a collezionare a volte momenti, altre volte anni di personaggi surreali, eppure fin troppo veri. “Donna Cuncé” è la dama che ci introduce al libro. Lei, meglio di chiunque altro, ci fa muovere piccoli passi verso quello che è un salto nel vuoto: l’autore trascina il lettore in mezzo ad un turbine di persone, alla quotidianità del loro vivere, eppure ogni storia riserba una sorpresa, qualcosa che lascia il gusto della scoperta. Portando spesso al limite personalità forti, Della Monica si diverte anche a portare al limite il linguaggio e le parole stesse, come in “Cappuccetto Carminio”, mettendo alla prova non solo la sua abilità di osservatore, ma quella di scrittore stesso. E alla prova è messo anche il lettore, quando, alla fine del libro, incontra tre saggi molto particolari e, mentre li legge, riesce quasi a sentire le risate dell’autore in lontananza. Basta dire che il primo di questi è intitolato “piscis aprilis”, e che tutti e tre sostengono tesi davvero curiose, che però non mancano mai di strappare una risata e di coinvolgere l’incredulo lettore. In queste pagine, come in una piccola ma enorme custodia, è racchiusa la vita. E la vita può essere dolore e disperazione, come in “Ricordo d’infanzia” , ma anche risate, curiosità, aneddoti strani da cui trapela un’irriverente ironia verso quello che siamo, come in “Rapporto riservato di un agente segreto cinese”. Ma cos’è che lega tutto? La risposta si trova in quello che, più che un “intermezzo”, sembra la chiave di lettura dell’ intero libro. Maurizio De Giovanni, che cura la prefazione, giustamente scrive che qui troviamo tutti personaggi con un tratto marcante, che li rende parte del “disequilibrio della vita”, e che rende anche queste pagine straordinariamente reali, ordinariamente assurde e quotidianamente vere.
Sara Borriello

Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 31 marzo 2010