Torre del Greco – Suggestive immagini di quel che era, e che oramai irrimediabilmente, Torre del Greco non è più, è questo l’argomento principe del romanzo di Ciro Adrian Ciavolino, “Conchiglie per una signora”, un artista che, come lui stesso afferma, “dipinge come scrive e scrive come dipinge”.
Come si evince dal titolo, il romanzo è la fusione di due particolari forme di scrittura praticate dell’autore: le “lettere per una signora” (lettere propriamente dette) e le “conchiglie” (ovvero prose artistiche che, sebbene appaiano sui giornali, prescindono dal “metro giornalistico” e giungono ad essere novelle).
Sottili e musicali note sottoforma di pennellate vanno emergendo dalle descrizioni dell’ “antica” (in realtà parliamo solamente di poco più di mezzo secolo fa) vita torrese: le attività marittime, le botteghe, le bancarelle, nonché le famigliole e gli amici (di infanzia e non). Per non parlare di veri e propri “rituali sociali” come “l’azzeppata” o il far roteare “lo strummolo”… pennellate di parole che dipingono nostalgici quadri, i cui luoghi, un tempo erano reali: il cinema Iris, “abbasce i ’fierr” (con la i della lingua parlata a Torre, non la e del dialetto napoletano), “abbasc a mare” (forse uno dei pochi “toponomi” a noi pervenuti).
L’intero testo sembra essere una serie di immagini dai bordi combacianti, immagini che da un lato possono sembrare sgualcite fotografie color seppia, dall’altro dipinti ove è impossibile non percepire gli accessi azzurri del cielo e del mare.

Fabio Cirillo