Gli studenti scendono in piazza contro il decreto legge Aprea

Si è rivelata di grande portata la manifestazione, organizzata dall’Istituto “A.Tilgher”, che venerdì 9 novembre ha visto coinvolte gran parte delle scuole dislocate sul territorio torrese tra cui: il Liceo Scientifico “A.Nobel”, il Liceo Classico “G.De Bottis”,l’ Istituto d’arte “F.Degni”, l’Istituto Tecnico Nautico e l’I.T.C.G. Pantaleo. Nel mirino della protesta un punto del disegno di legge Aprea il quale sancisce l’abolizione del Consiglio di Istituto che sarà sostituito dal Consiglio dell’Autonomia che amplia i suoi poteri per quanto riguarda l’aspetto economico: ci saranno i finanziamenti dei privati che faranno girare molti più soldi rispetto agli attuali finanziamenti statali (spesso fortemente vincolati), funzionerà come un Consiglio di Amministrazione che decide accordi e convenzioni economiche, è decisivo per la costituzione del nuovo “Nucleo di Valutazione” e inventa un organismo autoreferenziale che può decidere, in base ad esigenze che via via si presentano, di cambiare le proprie regole di funzionamento democratico. Secondo quanto affermato da Gennaro Pagano, rappresentante del Tilgher, il timore sta nel fatto che tale decreto che sfocia inevitabilmente nella privatizzazione della scuola, già di per se inaccettabile, potrebbe comportare una “strumentalizzazione del’ organo scolastico”. Contro quanto appena detto, quindi, un enorme corteo si è mosso dalla Villa comunale di Torre centro con destinazione Portici. Migliaia di ragazzi hanno intasato le strade di Torre del Greco stessa, Ercolano fino ad arrivare a Piazza S.Ciro di Portici dove il grande corteo si è unito al Liceo Silvestri situato nella suddetta zona. Ad accompagnare il percorso fumogeni, petardi e, soprattutto i cori dei giovani che, sotto gli occhi attenti delle forze dell’ordine e della popolazione tutta, gridavano: “Con questa riforma a scuola non si torna!” e “Difendiamo i nostri diritti!”. Urla di disprezzo e di rabbia nei riguardi di un provvedimento che toglie al giovane del mondo ma anche all’Italia come paese in crisi, l’unica speranza di ripresa: la scuola, dunque la cultura, e, di conseguenza, la dignità.
Alessia Rivieccio