La scomparsa di Basilio Liverino

Con Basilio Liverino scompare l’ultimo dei grandi vecchi torresi, uno di quelli che ha vissuto da protagonista di primo piano il passaggio di Torre del Greco da borgo marinaro a città del terzo millennio.
Credo di essere uno dei pochissimi a poter affermare di “essersi mangiato vivo” Basilio Liverino a colazione. Ci eravamo conosciuti per un’interevista sulla pro-cessionaria, un parassita che infestava i suoi pini secolari. Dopo qualche giorno mi arriva una telefonata del cavaliere, che voleva acquistare cinque copie di un libercolo che avevo stampato all’epoca. Figurarsi! Gli dissi che in cambio delle mie opere, avrei piuttosto accettato volentieri una copia autografata del suo libro sul corallo. Evviva la stampa libera ed indipendente!
Quanto al personaggio, per capire il suo rapporto con il mondo: avete presente zio Paperone che nuota con voluttà nell’oro del suo deposito ? Bene, ora provate a immaginare uno che un simile rapporto, di tipo quasi erotico, lo avesse con il corallo, ed avrete un’idea di chi era Basilio Liverino. Lui produceva corallo, vendeva corallo, studiava il corallo, mangiava corallo, respirava corallo.
A Torre del Greco, capitale mondiale dell’oro rosso, lo conoscevano tutti, alme-no di nome, malgrado avesse condotto da sempre una vita alquanto riservata e fosse dotato di un carattere decisamente schivo, direi quasi timido.
Il fatto è che, per quanti sforzi facesse per starsene in disparte, quando c’era qualcosa che ha a che fare con il corallo, lui non resisteva e scendeva in campo.
L’ azienda che ha fondato, fra le centinaia che operano nella cittadina vesuviana, è la numero uno per fatturato e dipendenti, con relazioni commerciali con il Giappone, gli USA, la Germania e chissà quanti altri paesi. Tuttavia lui non si accontentava di far soldi, e da quando i figli furono in grado di rilevarlo nella maggior parte delle incombenze in azienda, lui si dedicò al ruolo di ambasciato-re, divulgatore, teorico e pedagogo del corallo, inteso come materia dalle carat-teristiche quasi mistiche.
Così prese a tenere conferenze, dotte e piacevoli allo stesso tempo, e con gran seguito di pubblico ed a collaborare a riviste con articoli spiritosi e pieni di in-formazioni originali. Scrisse <<le corallo=" un=" del=" vie="></le>> libro interessante ed ele-gantissimo nella veste grafica. Fondò un suo museo privato del corallo, zeppo di pezzi rari e pregiati. Infine convinse un’amministrazione comunale di sinistra a istituire una scuola per incisori di cui si definiva orgogliosamente “preside”.
Tutto questo non gli servì però a scrollarsi di dosso una certa fama negativa di eccessiva spregiudicatezza di cui era circondato nel suo ambiente. Ma lui, tirava diritto per la sua strada, conscio che Basilio, in greco, significa “Re”. E poco importa se un celebre incisore un tempo legato a lui, fece il suo ritratto in un cammeo intitolato <<mostri sulla=" strada=" nostra="></mostri>>.
Nel corso del nostro incontro mi parlò dei suoi studi in un collegio svizzero (“quando mio padre si accorse che ero troppo mascalzone”), ironizzò sulla sua “cattiva fama” (“chiisà perché quando propongo una cosa, tutti si chiedono cos‘ho in mente”), mi raccontò di quella volta che aveva donato un cammeo alla regina d’Inghilterra. Nel salutarmi, dopo l’intervista, mi presentò il suo nipotino Basilio: tenendolo per le braccia disse: “Questo è nato il mio stesso giorno!”.
Ecco, mi chiedo dove sarà ora quell’ex bambino, e se adesso sente il peso del suo nome…

Giuseppe Della Monica



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