Pronto soccorso gestito da privati? Come sempre l’interesse pubblico viene mortificato

(a) Torre del Greco – Non tutti sanno che il motivo ufficiale per il quale l’ospedale Maresca chiude i battenti è: IMPRODUTTIVITA’! Non tutti sanno che se dovesse chiudere il pronto soccorso, secondo quanto emerge da
indiscrezioni, potrebbe essere sostituito da una clinica privata convenzionata sul territorio torrese. Facciamoci due conti e scopriamo che a guadagnarci, con la chiusura dei vari reparti e in modo particolare quello di maternità e del pronto soccorso, sono sempre alcuni privati a discapito di un’intera collettività. E’ una di quelle
vicende che dovrebbe far seriamente prendere coscienza a tutti i cittadini perbene torresi: così non si può più
andare avanti. Il nostro ospedale, vuoi per speculazione, vuoi per scelte politiche o inerzia e menefreghismo dei cittadini, subisce maltrattamenti da anni. Tutti sono consapevoli che la sua chiusura è una scelta dettata dalla mala-politica. Le colpe vanno addebitate anche ad alcuni impiegati (a tutti i livelli) dell’ospedale: ci riferiamo agli assenteisti o a coloro che, secondo voci di corridoio, hanno sfruttato l’ospedale per scopi privati. Ovviamente, l’assenteismo e lo sfruttamento di strutture pubbliche non riguarda solo il Maresca, ma anche altri Enti pubblici. La causa? Gli scarsi controlli dei dirigenti e delle Forze dell’ordine. Spesso i dirigenti ospedalieri sono solo dei meri esecutori proprio perché nominati da esponenti della mala-politica. Ma adesso atteniamoci al nostro Maresca e ai motivi per i quale è stato classificato IMPRODUTTIVO. Cerchiamo di spiegare l’argomento a grandi linee. Il Maresca è un’azienda con un proprio bilancio in cui deve tener conto delle entrate e delle uscite. Un ospedale per ogni intervento che effettua (prelievi, visite, soccorsi, degenze, nascite) ha un introito che gli viene pagato dall’ente Regione. Facciamo un esempio: una singola nascita fa guadagnare, oggi, ad una struttura pubblica o privata convenzionata circa 1.500euro. Come diceva Totò “è la somma che fa il totale”.
Poi ci sono le uscite determinate dai costi del personale, del materiale (medicinali, lastre, carta, altro), e dalla manutenzione. Se le uscite sono maggiori delle entrate allora c’è una perdita, il persistere di una perdita classifica l’ospedale improduttivo. Inoltre, se nell’ospedale i servizi non funzionano, gli assistiti si fanno servire da altri nosocomi e pertanto c’è una perdita di "clienti" e di guadagno. Ovviamente, l’assenteista o chi lavora male è colui che incassa uno stipendio senza produrre, quindi risulta essere una spesa e contribuisce notevolmente alla classificazione di IMPRODUTTIVITA’. In merito agli assenteisti e altre vicende, in data 23 maggio 2011, alcuni cittadini hanno presentato un esposto al Comando dei Carabinieri e al Commissariato di Pubblica Sicurezza nel quale rilevano alcune evidenti irregolarità al Maresca: personale non presente al completo, persone che non potrebbero prestare servizio in pronto soccorso ed altro. Ovviamente il fenomeno dell’assenteismo ed altro è una piaga che riguarda molti enti pubblici e capita, spesso e volentieri che alcuni sindacalisti (per fortuna solo alcuni) e alcuni direttori non chiudono un occhio, ma tutti e due. Talvolta, alcuni sindacalisti ed esponenti della malapolitica proteggono e sostengono i “furbetti” con delle promozioni purché diventino i loro esecutori. La Torre segnala tutto ciò per sostenere ed applaudire tutti coloro che lavorano seriamente nell’interesse della collettività, tutti coloro che lo stipendio se lo guadagnano a giusta ragione.
CONDANNIAMO con forza, invece, coloro che incassano uno stipendio senza guadagnarselo (ci riferiamo anche a dirigenti e politici). Ringraziamo, nuovamente, tutti quei lavoratori che, con il loro onesto comportamento e il loro lavoro, vanno spesso oltre le mansioni a loro assegnate e fanno sì che il Maresca, oggi, sia funzionale – nonostante le mille difficoltà – e contribuiscono a farlo classificare in futuro PRODUTTIVO".
Antonio Civitillo
 
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 27 luglio 2011