L’aumento della Tarsu spinge sull’orlo le attività commerciali

(a) Torre del Greco – L’aumento della Tarsu continua a suscitare malcontento tra i torresi, in particolare per ciò che concerne i ristoratori, categoria principalmente vessata da questa imposta. “Quest’anno l’imposta è aumentata a dismisura, visto che abbiamo subito un aumento del 25%, a cui va aggiunto un contributo provinciale che dovremo sobbarcarci. Questi costi di gestione diventano insostenibili e rischiano di spingere alla chiusura numerose attività di ristorazione della città”. Così Giovanni di Cristo, uno dei soci del ristorante “Settebello” e decano dei ristoratori torresi. Gli fa eco Raffaele Pinto, noto ristoratore e gestore di lidi: “La raccolta differenziata doveva fungere da sprono per una riduzione di quest’imposta. Tutte queste spese risultano insostenibili per le attività del settore”. Non avendo ricevuto la cartella del 2010 Tommaso de Gennaro, titolare dell’hotel “Holidays”, fa riferimento all’imposta versata nel 2009:“La Tarsu lo scorso anno è raddoppiata. L’effetto combinato dell’aumento del tributo e dei controlli, abbastanza stringenti, riguardo la fedeltà delle superfici denunciate, ha mediamente triplicato, in pratica, il gravame della Tarsu”. Infine, Giulio Esposito, presidente dell’Ascom, dice la sua riguardo la posizione dell’associazione degli esercenti rispetto a questi aumenti: “Purtroppo la nostra posizione è subordinata a quella dell’Amministrazione, in quanto abbiamo assistito alle riunioni atte alla modifica del regolamento Tarsu per il 2010 ed il Direttore dell’Ufficio Tributi ci ha mostrato i numeri e la loro ripartizione, che ha colpito in particolar modo coloro i quali producono più immondizia con le loro attività. Qualsiasi forma di protesta sarebbe stata vana. L’impegno dell’Ascom – conclude – è quello di incidere sul bilancio del prossimo anno, tentando di ridurlo”. Al momento, quindi, i ristoratori (insieme a fruttivendoli e pescivendoli, le altre categorie colpite da questi aumenti), dovranno sopportare il peso di un’imposta che in alcuni casi supera i 20.000 euro annui. La speranza è che non siano costretti a chiudere le proprie attività.
Angelo Confuorto 
Articolo già pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 9 Febbraio 2011