LA TORRE ringrazia e ricorda lo “splendido dono fatto dalla Natura” alla città torrese

"Io sono nato con il cesto di corallo sotto al letto anzi,uno sotto al mio e l’altro sotto a quello di mio fratello, al centro si spandeva la lustrata e quando mi alzavo, non sapevo dove mettere i piedi"…Così raccontava Basilio Liverino quando gli si chiedeva della sua infanzia. Figlio di Vincenzo e nipote di quel Basilio (figlio di N.N. puntualizzava orgoglioso il nipote) con cui condivideva probabilmente non solo il nome regale, ma il destino di un sangue geniale, proprio di quegli uomini che sanno fare della vita una storia infinita. Primo di quattro figli, cominciò da bambino ad accompagnare il padre a Roma quando andava in via Condotti dal commendatore Bulgari a vendergli la migliore tra sei, sette collane prodotte. Attratto da "quell’odore intenso e inconfondibile del corallo traspirante dalle umide ceste ammucchiate in casa da nonno Basilio" sin da bambino desiderava stringerne qualche cespo tra le mani.
A 17 anni, contro il volere del padre, "pecchè ogni padre vulesse a’ figlia do’ rre", sposò Natalia, compagna paziente di un uomo indomabile ed avventuroso.
Improvvisamente il padre morì, ma Basilio non si trovò solo. A fargli strada nella vita, un uomo verso cui proverà grande stima e gratitudine, il padrino, Mons. Salvatore Garofalo che gli disse: "Basì, passa dall’altra parte, vai dai tuoi fratelli, non li mandare in mezzo a una strada" e allora Basilio divise l’azienda in parti uguali, anche se presto ne divenne colonna portante.
Allievo dell’Istituto d’Arte, studiò le lingue straniere in Svizzera per poi tornare a Torre nell’azienda familiare.
Scopritore arguto, lungimirante conoscitore ma soprattutto pioniere di un nuovo modo di pensare il corallo. "Io non voglio fare il corallaro,-diceva a suo padre – Io aggia capì…le caratteristiche, il colore, la durezza, quando un cliente mi domanda io devo sapere tutto di quel pezzo di corallo."
Personalità di grande spessore umano e culturale, fonte curiosa e sempre gravida di esperienze, storie e tradizioni; ma più di ogni cosa, un instancabile lavoratore… "Quando mi sono sposato, un’ora e mezzo dopo la funzione, stavo già a casa a lavorare; il viaggio di nozze mia moglie, che è venuta a mancare pochi anni fa, lo sta ancora aspettando"…confidava agli amici recentemente.
Amministratore unico della Basilio Liverino, fondatore, preside e docente per sette anni del dono più grande fatto alla città, la Scuola Artigiana Torrese Emiddio Mele, da lui fortemente voluta visto il totale decadimento in cui era stato fatto precipitare l’Istituto d’Arte. Da attento osservatore e concreto operatore, si rese conto che tre anni erano pochi per formare gli incisori del futuro e ampliò il percorso di studi a cinque anni. Oggi, l’80% degli studenti che escono da questa scuola trova occupazione presso ditte locali, il restante 20% riesce a lavorare in proprio; zero i disoccupati. In trent’anni ha realizzato con risorse personali, senza finanziamenti pubblici, il Museo dei Coralli e dei Cammei, unico al mondo nel suo genere, nel quale è custodita una collezione di mille pezzi di origine napoletana, torrese e trapanese, il pezzo più antico risale al ‘400; due sezioni sono dedicate a Cina e Giappone, altri trecentocinquanta pezzi aspettano nuovi spazi. Un’impresa ardita e fortemente osteggiata dalle istituzioni locali che gli negarono la concessione a costruire costringendoli a lavorare per sette anni scendendo a 7 metri di profondità, ma che gli è valsa poi la nomina a Cavaliere della Repubblica il 2 giugno 1989. Oggi quel museo è forse l’unico motivo per il quale un turista possa sentire il bisogno di venire a Torre del Greco; anzi i musei sono diventati due. Il secondo, diceva il Cavaliere, bisognava dedicarlo all’altro suo grande amore: i giovani, che necessitavano di soggiornare lì per giorni interi per studiare, apprendere, guardare, annotare.
Attento ed esperto collezionista, in tempi in cui i più intraprendenti imprenditori investivano danaro, il cavaliere comprava, comprava corallo perchè un domani conservandolo, i figli , i nipoti e le generazioni future avrebbero avuto da lavorare per anni il corallo di nonno Basilio.
Con il carisma e l’assoluta mancanza di retorica che lo distingueva, ha tenuto 34 conferenze dal sud al nord dell’Italia, ovunque stimato e sempre consultato dagli esperti internazionali. Di questi spesso aveva che dire: con gli americani, per esempio, aveva il dente avvelenato da quando 25 anni fa, vietarono l’uso delle coralline per la pesca dell’oro del Mediterraneo. Armato di coraggio e di ragione, si presentò da Gava, allora Ministro dell’Interno, insieme all’attuale presidente della BCP, Antonino De Simone. Ottennero la liceità della pesca subacquea, ma in questo modo si pescava poco, i sub rischiavano la vita ed era molto costoso.
Lui, certo, se lo sarebbe potuto permettere, ma ben cinquecento piccole aziende torresi chiusero baracca. Eppure questa battaglia, la categoria torrese non la ricorda…"E come? I piccoli chiudono e noi non ce ne facciamo carico? Il paese non mi sente!"… lamentava il Cavaliere e purtroppo sappiamo quanto può essere sorda e cieca questa città.
Aveva un solo desiderio: far uscire tante, tante piccole fabbrichette dalla sua scuola perché, diceva con una saggezza che appartiene solo a certi grandi Maestri, … "guai ad essere gelosi, quello che si ha si deve dare, poi la natura te ne restituisce il doppio, il triplo, sotto altra forma…"
Novant’anni appena compiuti sono stati pochi; i giovani che hanno avuto l’onore di sentirlo parlare, lo avrebbero ascoltato per altri cento.
E allora, a nome della città, per non essere sordi e ciechi, non ci resta che ringraziarlo e ricordarlo così come lui amava ricordare il suo corallo:….uno splendido dono fatto dalla Natura all’uomo"…
Gabriella Reccia