Inaugurata nel 1971, diventa subito pezzo di vita per oltre 300mila abitanti della costa vesuviana

Era il 1971, e l’amministrazione Auricchio tagliava il nastro di quello che sarebbe diventato un punto di riferimento sanitario nonché un pezzo di vita per oltre 300mila abitanti, quanti gli abitanti della fascia costiera vesuviana. Non solo gioie: innumerevoli i casi di mala sanità, ma ancora più nefasta è stata la gestione politico amministrativa del nosocomio torrese, per anni (come tutti gli altri ospedali della Regione) ‘valvola di sfogo’ di pratiche clientelari ad opera di partiti e sindacati che hanno di fatto gettato nel baratro l’intero sistema sanitario, alle prese con un incredibile debito da risanare. Ripercorriamo alcune delle tappe fondamentali nella gestione della sanità campana e nel declassamento dell’ospedale Maresca.
• Il commissariamento inizia sotto la Giunta Bassolino. Si ricordano gli ultimi due assessore alla sanità, Angelo Montemarano (vicinissimo a De Mita), già indagato per le vicende dell’Ospedale del Mare, e il diessino Mario Santangelo, già direttore del Pascale.
• È firmato Bassolino il primo piano di rientro del debito: : la legge 16/2008 prevede il trasferimento dei reparti di ginecologia e maternità a Boscotrecase, e il Maresca diventerebbe Dea di I° livello. In progetto l’attivazione di un Polo specialistico per la gastroenterologia e la dismissione della cardiologia. La legge 16 veniva approvata dalla maggioranza bassoliniana, in consiglio rappresentata anche dal torrese Nocera (Prc).
• Cambia il vento e il Pdl manda a casa Bassolino. Si insedia la giunta Caldoro (attuale commissario regionale della sanità assieme al ‘sub’ Mario Morlacco) ed è via libera per il piano Zuccatelli (decreto 49): al Maresca prevista solo ‘lungodegenza e riabilitazione’, tutto il resto a Boscotrecase. I due ospedali, da lì a breve, verranno accorpati sotto la dicitura “Ospedali riuniti del golfo vesuviano”.
• Le incalzanti proteste del Comitato Pro Maresca mettono le istituzioni con le spalle al muro: prima la delibera 440, poi la 830, garantirebbero al Maresca un blocco sanitario minimo, in grado almeno di affrontare ‘’l’emergenza”. Dei 134 posti letto promessi da Regione e Asl nemmeno l’ombra.
• Nel frattempo, uno degli ultimi decreti apparsi sul Burc includerebbe il Maresca nella rete delle “emergenze e urgenze”. La notizia sarebbe positiva se solo alle parole seguissero i fatti: la forte carenza di personale va a passo con i pochissimi servizi erogati oramai dall’ospedale, con criticità evidenti al Pronto Soccorso e, in ultimo, al laboratorio di analisi.
Nino Aromino

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 10 ottobre 2012