Sentenza Deiulemar, una raccolta “abusiva e criminosa” per almeno 650 milioni di euro. Ecco le motivazioni della sentenza che ha condannato a più di ottant’anni di carcere per gli autori del crac Deiulemar.
Deiulemar-Nave

Nel tribunale penale di Roma, quarta sezione, il presidente Laura Di Girolamo e i giudici Federica Tondin e Salvatore Iulia hanno motivato la loro condanna ai danni degli armatori torresi  “perché in concorso tra loro e con Michele Iuliano (defunto), con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, acquisendo fondi – mediante la percezione di somme in contanti e di assegni intestati a Michele Iuliano e negoziati su conti correnti a lui intestati – da parte di risparmiatori ai quali venivano rilasciati certificati al portatore rappresentative di presunte obbligazioni emesse dalla società Deiulemar Compagnia di Navigazione Spa, firmati – continua la sentenza – dallo Iuliano nella qualità di amministratori della società, assumendosi così l’obbligo del rimborso, in violazione della normativa dettata dal codice civile in materia di emissioni obbligazionarie, effettuando – poi – una raccolta abusiva del risparmio per un importo non inferiore ad euro 647.900.502.00 come quantificato all’esito delle operazioni di censimento del debito maturato verso i risparmiatori”. Una sentenza che in primo grado ha inflitto 17 anni e 2 mesi di carcere ad Angelo Della Gatta, stessa sorte è toccata al fratello Pasquale, mentre la sorella Micaela è stata condannata a 9 anni e 10 mesi di reclusione. Lucia Boccia, invece, è stata condannata da 8 anni di pena. A Giovanna Iuliano sono stati inflitti 10 anni e 2 mesi di detenzione. 9 anni e 2 mesi, invece, sono andati a Maria Luigia Lembo.

Per finire, Giuseppe Lembo è stato condannato a 15 anni e 8 mesi di reclusione. A questi vanno aggiunti i 4 anni e mezzo presi da Leonardo Lembo, grazie al patteggiamento nelle fasi iniziali del processo. In più, ai tre fratelli Della Gatta (Angelo, Pasquale e Micaela) sono stati comminati 600 euro di multa. Mentre per Maria Luigia Lembo la multa è stata di 400 euro. Per tutti è scattata l’interdizione dai pubblici uffici e il divieto di effettuare attività commerciali per 10 anni. Lette le motivazioni della corte che hanno portato alla condanna dei loro clienti, c’è da giurarci che dai legali dei sette condannati ci sarà senz’altro un ricorso in appello.

Commento alla sentenza
“Va subito detto che tale sentenza mette finalmente un punto fermo su alcuni aspetti della vicenda Deiulemar che all’inizio di questa nostra storia venivano abilmente travisati”, è lapidaria la legale di numerosi obbligazionisti Monica Cirillo.
“Innanzitutto – spiega – il Tribunale, a seguito di una puntuale disamina degli elementi emersi in giudizio, sottolinea che i titoli cosiddetti irregolari devono “senz’altro considerarsi titoli della Deiulemar Compagnia di Navigazione”, facendo piazza pulita delle illazioni di chi ritiene che tale debito sia da ascrivere al solo comandante Iuliano, prime fra tutte Consob e Società di Revisione”.
E ancora: “Il Tribunale precisa che “non v’è dubbio alcuno sul fatto che l’emissione delle obbligazioni irregolari siano riferibili alla società Deiulemar Compagnia di Nvigazione, in particolare, va rilevato che si trattava di titoli pressoché identici a quelli regolari; riportanti il nome della società; emessi in uffici, sottoscritti dall’amministratore e rilasciati da dipendenti della stessa; inseriti a seguito del censimento nel bilancio della società; confluiti nel passivo fallimentare, riconosciuti come debiti sociali nella proposta di concordato ….”
“In secondo luogo – chiosa l’avvocato – il Tribunale afferma che dalle risultanze istruttorie è emerso che vi era una contabilità aggiornata della emissione cosiddetti irregolare e che pertanto il censimento non aveva alcuna ragione d’essere effettuato”.
Infine: “Il Tribunale nelle irrogare le pene ha tenuto conto della “rilevantissima entità del danno cagionato e della sua natura diffusa, che ha coinvolto una miriade di risparmiatori, praticamente l’intera cittadina di Torre del Greco, oltre ad abitanti di zone limitrofe”.
Così sancendo per tabulas quello che l’Adusbef ha sempre sostenuto: il crack Deiulemar non è una normale bancarotta ma è il secondo crack della storia d’Italia, non a caso la Deiulemar è stata definita la “Parmalat del mare”.
Alan