Adesso si procederà per verificare se il comportamento della Curatela e all’Ammnistratore sia penalmente rilevante
L’incredibile crac Deiulemar non finisce mai di destare stupore. Dalle proteste dei risparmiatori alle vicende giudiziarie. Ed ora la nuova tegola: 43 marittimi della Deiulemar Shipping, dichiarata fallita dal Tribunale di Torre Annunziata, hanno dato il via – già da tempo – ad una vertenza di lavoro contro la società. Il motivo? Uno strano e poco chiaro licenziamento subito a seguito dell’acquisizione del ramo d’azienda. In pratica, quando è subentrata la Heron Ventures Limited, società di diritto maltese ma con partecipazione di Augustea.
Deiulemar-Shipping-Targa

Al momento dell’acquisizione del ramo d’azienda, ben 43 marittimi erano a bordo, assunti ed a lavoro. Anche durante il passaggio di proprietà delle navi, i lavoratori erano sulle navi. Poi, per effetto della straniera nazionalità del nuovo armatore, i contratti si sono risolti. Però, i quarantatré marittimi sono rimasti a bordo. In quel momento erano su navi che navigavano per i mari della Corea, anche se erano impiegati in mansioni pur non avendo contratti. A quel punto, la società maltese li ha tenuti a bordo e ha fatto sì che gli stessi sbarcassero senza sottoporre un contratto o fargli firmare un contratto. In realtà, la vendita obbligava la subentrante società ad assumere il personale di bordo per un anno. Gli accordi non potevano essere mal compresi. La clausola che disciplinava l’assunzione era chiara in riferimento al personale impiegato negli uffici ma volutamente vaga per i marittimi.
E così, proprio sulla base della vaghezza della clausola obbligatoria, la Corte d’Appello di napoli aveva accolto il ricorso degli armatori sulla possibilità di scongiurare il fallimento e sottoporre la società alla legge Marzano. Di qui il contenzioso: i curatori hanno escluso che si potesse verificare una situazione negativa per i marittimi trattandosi di cessione di ramo d’azienda, che era preferibile alla vendita atomistica, proprio perchè salvaguadava la forza lavoro.
Ma nei fatti non è stato così: le navi sono state svendute e i marittimi costretti allo sbarco. Il contenzioso si è concluso con un accordo siglato da ogni singolo lavoratore con l’Herton Ventures che ha provveduto al pagamento di una somma a titolo di ristoro del danno patito.
Quanto alla curatela del fallimento Shipping sono stati presentati svariati esposti alla procura di Torre Annunziata, che ha fissato apposita udienza per verificare se il comportamento dei Curatori, Alari Giovanni e Orlando Maurizio, e di Elio Spagnuolo sia penalmente rilevante e rinviarli a giudizio. Del resto, anche il comunicato stampa della cisl avevano rassicurato i marittimi che la cessione garantiva i livelli occupazionali, comunicato stampa errato in quanto in verità l’accordo siglato era relativo al solo personale impiegatizio.
In merito a tutta la vicenda l’Avv. Annasara Torre ha affermato: ”L’accordo raggiunto con la Heron Ventures Limited è stato complesso sia in relazione al numero di lavoratori coinvolti sia dal punto di vista del contenuto dell’atto transattivo che per come è stato stilato lascia aperta ogni altra possibilità di azione nei confronti dei soggetti coinvolti nella vicenda, senza quindi escludere altre azioni che si stanno vagliando per tutelare i lavoratori che sembrano l’anello più debole della catena, per la perdita del posto di lavoro”.
Antonio Civitillo

Articolo pubblicato sull’edizione cartacea in edicola il 29 aprile 2015