Torre del Greco – Lo scorso 9 novembre, presso Villa De Vivo a Torre del Greco, si è tenuto il primo seminario informativo sull’emergenza Vesuvio in relazione al ruolo delle associazioni di volontariato e di protezione civile come parte attiva di un più ampio programma di prevenzione.
Titolo dell’evento “Vesuvio, rischi ed emergenza: protezione civile, volontariato e istituzioni a confronto”; l’ente promotore è stato il CSV (Centro di Servizio per il Volontariato) il cui presidente è Giuseppe De Stefano.
Pochi gli esponenti delle amministrazioni comunali presenti, tra cui il portavoce del Sindaco di Torre del Greco, prof. Antonio Borriello, e il dott. Durazzo, Assessore alla Sicurezza e alla Protezione Civile del comune di Portici. Borriello ha letto un comunicato in cui l’Amministrazione comunale lamenta una serie di ostacoli burocratici che impedirebbero alla stessa di effettuare opere indispensabili all’attuazione di una prevenzione del rischio vulcanico. Tra queste: la mitigazione di fabbricati fatiscenti nei quartieri storici; la conclusione dei lavori per una strada, parallela alla autostrada A3, che, che decorre da Trecase a Torre del Greco; il permanere di rioni soffocati da vie d’accesso impraticabili anche da una sola ambulanza, come il popoloso rione Libia, dove risiedono 3.000 abitanti; una carente informazione presso le scuole per far conoscere qual è il reale “rischio Vesuvio” e quali atteggiamenti assumere in caso di allarme.
L’Assessore Durazzo ha lanciato un accorato appello affinché Regione, Comuni e Protezione Civile siano vasi comunicanti e non “compartimenti stagno” che non coinvolgono la cittadinanza.
A conclusione della prima fase dei lavori, si è svolta un’esaustiva per quanto inquietante conferenza del prof. Franco Barberi, illustre ricercatore e presidente vicario della Commissione Grandi Rischi dell’Università Roma Tre.
In base ad un’ elaborazione dei modelli previsionali che tengono conto della storia eruttiva del Vesuvio e del suo attuale e costante monitoraggio, la prossima eruzione ha buone probabilità di essere “sub-pliniana”, meno catastrofica di quella del 79 d.C., ma comunque molto violenta e pericolosa. Inoltre, il grado di pericolosità è aumentato dalla formidabile densità abitativa dell’area esposta a rischio; ma su quando avverrà non è possibile una determinazione certa: anni, forse secoli..
Secondo il prof. Barberi la rete di monitoraggio sul Vesuvio è estremamente efficace e gli scienziati che vi lavorano hanno un elevato livello di preparazione. Pertanto è possibile dare un preavviso tale da consentire la totale evacuazione della zona rossa, di cui fa parte anche Torre del Greco, con i suoi 551.000 abitanti censiti (il numero non tiene conto di una folta comunità cinese ivi insediatasi). A fine anno sarà pronto un nuovo piano preventivo; esso passerà al vaglio della Protezione Civile: tra le novità ci sarà una netta preferenza per le vie di fuga su gomma, in quanto strade ferrate, mezzi navali e fughe via cielo sono di difficile attuazione.
Nella ripresa pomeridiana del seminario, i rappresentanti di tutte le forze dell’ordine presenti sono state concordi nell’affermare che i loro sforzi e la meritoria opera dei loro volontari, unitamente a quella degli insigni vulcanologi che studiano il Vesuvio con grande rigore scientifico, rischiano di essere vanificati se non c’è comunicazione e sinergia con le amministrazioni politiche delle aree a rischio. Peccato che proprio i rappresentanti di queste ultime non hanno presenziato al costruttivo dibattito finale del convegno.

Mariacolomba Galloro